giovedì 26 giugno 2008

QUESTO ARTICOLO NON FA ALCUN RIFERIMENTO AI NOSTRI POLITICI.

Er trasformista

Dice: ma in fonno, politicamente parlando, cos’è un trasformista?
Politicamente parlando, un trasformista è un vortagabbana. Uno che in un amen, in un fiat, in un nanomillesimo de seconno, in meno de mezzo sbatter de ciglio o de un quarto de battito d’ale de farfalla, se rivorta la giubba, se rivorta li pedalini, aaa canotta, eee mutanne e pure li carzoni (inzomma, se rivorta tutto) nel mentre che fa crede che a tale situazzione è pervenuto dopo un lungo elaborato travaglio de faticoso e doloroso percorso de maceramento interiore, dopo mille rifressioni, mille ripenzamenti, ottocento dubbi e quasi più de novecentocinquantatre incertezze.
In poca sostanza, in parole assai poverelle, esso è uno che sposta er deretano de qua e de llà.
Ma pecchè sposta er deretano de qua e de llà? Perché er deretano suo vaga, ondivago, de qua e de llà?
Forse perché ci ha er deretano inquieto? Un deretano, dico, animato da uno spirito inquieto?
Forse perché, solo solo, jè piace spostare er deretano, così, tanto per, senza trarne arcun vantaggio pratico? Forse c’ha semplicemente un deretano insoddisfatto? Bo!
Forse jè da fastidio tenello fermo? Forse nun lo sa tenè immobbile e lo deve ’ppe forza smove?
Lo smove pe’ smania de potere, pe’ na voja de stanza de’ bottoni? Lo smove (pe’) na smania de portrona? Lo smove pe’ tenello sempre a galla?
Lo smove pe’ tenello ’ncollato, sardato e avvitato a la portrona? Deretano avvitato... mezzo servato. Inzomma, cosa fa leva sur deretano suo? Che lo motiva? Che lo anima?
Sur deretano suo fa leva l’ambizzione, il calcolo, la convenienza, l’aspettativa d’una nova e mejio collocazzione, è ovvio. Er deretano suo ei lo smove de qua e de llà a seconna delle convenienze, è loggeco. C’è quanno jè conviene tenello de qua, e c’è invece viceversa, per converso, quanno jè conviene spostallo de llà. Jè conviene spostallo de llà, e non più tenello de qua, se de llà c’è più possibbilità de mantenere, conservare, sarvaguardare aaa portrona sotto ar deretano suo. Esso cerca la mejo sistemazzione, s’entende; aspira a la mejo colocazzione, se capisce. E’ palese. Dice: e l’ideali? L’ideali?! Te risponno. Tarvorta l’ideali dell’anima - e der core - coincideno con quelli der deretano. Se sputa caso nun convergono, si nun coincidono, si nun se sovrappongheno, allora se aggiusteno, gnente gnente se fanno convergere e sovrapporre lo stesso. E amen. Anema e deretano se mettono d’accordo, scendeno a patti. Uno su gli ideali sua ce se siede sopra, co’ le chiappe. Soprassiede. Uno li aggiusta, li asserva, li soffoca, li acconcia, li accomoda; ecco il verbo giusto: ce se accomoda. Ce so’ culi (volevo di’ ideali) che se sanno acconcià a ogni situazzione, a ogni ciccostanza, a ogni frangente, a ogni momento storeco. Er deretano è un organo che se sa adattà perfettamente. Esso è metamorfico. Sì: se sa adattà. Sì: se sa adeguà. Se sa acconcià. La chiave der successo è appunto sapesse adattà, sapesse adeguà. Nun zolo: ma sapello fare pure prima dell’ artri: bisogna sapere anticipare li tempi, fiutare il vento der cambiamento, preparasse il tereno, apparecchiasse la seduta: di modo che, quando er cambiamento è avvenuto, o sta per intervenire, er deretano nun se trovi impreparato, nun perda tempo, nun ce siano tempi morti; così nun se spreca tempo inutirmente se er deretano è già bell’e pronto, preparato alla nuova situazzione. Questa è la strategia der deretano. Su tale linea de condotta se move er deretano.
Er deretano è trasformista, è opportunista; e er deretano der trasformista c’ha le antenne dritte, c’ha le orecchie tese, c’ha er buco de li orecchi sempre aperto, c’ha l’occhio scartro e lungimirante: sa vede lontano; esso è speculativo, calcolatore, viggile, duttile, anfibbio, mimetico, sensibile, scartro, sagace, opportunista, tattico, tarvorta persino strateggico. Ar deretano, nel suo piccolo, nun ijè manca gnente, c’ha tutto. Tutto quello che ijè serve pe’ rimanere a galla e nun affondà. E’ attrezzato. Certi culi so’ attrezzati pe’ sfonnà. Certi culi hanno er successo scritto, c’hanno fortuna: perseguono, rincorrono, conseguono er successo: alla fine, daje ridaje, ce riescono; certi artri invece no, so’ culi falliti: nun c’hanno deretano, nun ciaaaa fanno, vivacchiano, arrancano, c’hanno sempre l’affanno, c’hanno er fiato corto, so’ asfittici, porelli. Che ve devo di’? Non tutti li culi sono uguali, ecco.
Un’artra cosa però la devo di’: certe facce non sono distinguibili da un deretano, faccia e deretano tarvorta sono indistinguibili. Se fa fatica a riconoscerli, a discernerli, a distinguerli, a tenerli separati. Se fa fatica a di’: questa è faccia e questo è deretano. E’ difficile. Se confonneno.
Un’artra cosa ancora: una vorta che er deretano s’è adattato aaa poltrona, una vorta che è diventato tutt’uno co’ aaaaa poltrona, nun lo smove più nesuno!
In deretano, nella fase der cambiamento, durante er processo de mutamento, possiede una granne mobilità, una granne duttilità, una granne capacità de spostasse; ma - una volta raggiunto lo scopo, una volta conseguito l’obbiettivo - cade in una pesantissima inerzia, in una inamovibile staticità.
Ne la fase del cambiamento, della metamorfosi, della trasformazione, del passaggio, del traghettamento, della trasmigrazione (la famosa trasmigrazione o transumanza de’ culi), dell’adattamento progressivo, del rinnovamento, quando inzomma sta pe’ cambiare pelle, er deretano è mobile, dinamico, attivo, pimpante. Se dà da fare. Attiva e allerta i suoi recettori anaorettali: annusa, fiuta, acquisisce, elabora, controlla, decide. Se sede. Occupa.

Pesce Spada